vent’anni senza vento
Mi ritrovo per caso, dopo un oceano di tempo, a riascoltare “Viaggio senza vento” dei Timoria, e mi rendo conto che sono passati esattamente vent’anni dall’uscita di quel disco (era l’ottobre del ’93).
Ricordo che, la prima volta che mi imbattei in quelle canzoni, l’album era uscito da circa un anno e mezzo e io di anni ne avevo una quindicina. E fu una vera folgorazione. Fu come ritrovarsi sbattute in faccia, in modo tremendamente nitido e diretto, mille sensazioni e mille pensieri che avevano iniziato a ronzarmi in testa già da un po’ ma che io non ero mai riuscito a mettere a fuoco. Fu come ritrovarsi spalancate le porte di un nuovo universo (musicale e non) di cui avevo assoluto bisogno.
Chissà se, senza quell’incontro musicale, io oggi sarei ciò che sono e tutta la mia vita sarebbe poi andata esattamente come è andata. Forse sì. Però quel cd è stato sicuramente una delle cose che, in quegli anni e a quell’età, mi ha segnato maggiormente e, di conseguenza, ha influenzato tutto il mio percorso da lì in avanti.
A distanza di tanto tempo mi rendo conto che le canzoni le ricordo ancora tutte a memoria. E fa un certo effetto pensare che fra oggi e quei giorni c’è esattamente la stessa differenza di tempo che può esserci, per esempio, fra quell’album e “Storia di un impiegato” di De André (che ai tempi sembrava qualcosa proveniente da un’epoca lontanissima). Soprattutto considerando che, in tutto questo tempo, il mondo non mi sembra essere cambiato poi molto, in fondo. E, a dire il vero, io ancora meno.
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