salone e salotti
Il mondo della letteratura continua a navigare fra le contraddizioni di sempre: da un lato gli scrittori da salotto impegnati a pavoneggiarsi della loro cultura stando attenti a non uscire dai canoni dell’intellettuale radical chic, dall’altro i personaggi acchiappapubblico presi in prestito da altri mondi per fare cassa, e alla base, oltre a qualche rara eccezione, un magma confuso di migliaia di micro realtà di ogni tipo che sgomitano per uscire per qualche istante dall’anonimato. Considerazione banale, lo so, che però mi ha assalito in modo più forte che mai durante quest’edizione del Salone del Libro.
Eppure, malgrado la consapevolezza che prima o poi con questi pensieri bisognerà farci i conti in modo più pesante, rientrando da Torino ho ancora la certezza che ci sia sempre qualcosa che riesce a dare un senso vero al tutto: qualche incontro inaspettato, qualche bicchiere di vino in buona compagnia, due chiacchiere con un lettore attento e soprattutto la sensazione di continuare a far vivere una storia con un’anima che ha ancora voglia di camminare in giro per il mondo. In fondo conta solo quello, per cui avanti così: un passetto per volta, fuori dai salotti di ogni tipo e dai percorsi affollati, godendosi il panorama.