fra incertezze e parole vuote
In un mio vecchio romanzo c’è una frase che recita: “…così sai che, qualunque cosa accadrà, ci saranno sempre ad attenderti una Milano-Sanremo, un Fiandre, una Roubaix e una Liegi“. Domani avrebbe dovuto corrersi la Milano-Sanremo e invece, per la quarta volta nella Storia, non succederà. Le tre volte precedenti sono state nel 1916, nel 1944 e nel 1945, il che la dice lunga sul caos che stiamo vivendo.
“Ci sono cose più importanti” dirà qualcuno, e io ovviamente sono d’accordo ma spesso sono le cose piccole a restituirti il senso di quelle più grandi e a me questo fatto fa riflettere su come quest’epoca sia riuscita a demolire anche le nostre poche povere certezze consolatorie. Perché parliamoci chiaro: la vera causa del dramma di questi giorni non è una malattia ma il fatto che trent’anni di politiche criminali hanno mirato costantemente a toglierci ogni sicurezza e ogni tutela (si vedano, solo per fare l’esempio più eclatante, i continui tagli alla sanità pubblica in nome di interessi elitari a cui non abbiamo mai avuto la forza di ribellarci) rendendoci così tremendamente indifesi di fronte a eventi di questo tipo. E purtroppo, al di là delle parole di vuoto ottimismo e degli improvvisi slanci di grottesca esaltazione nazionale, il vento è ben lontano dal cambiare, se non iniziamo noi per primi a prendere coscienza di questi fatti.
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