non in mio nome
Fa male vedere anche l’arte e lo sport diventare oggi megafoni di quella propaganda becera che non fa altro che alimentare odio e divisioni. Fa male vedere il mio Paese fomentare con atti concreti un conflitto e lasciare intuire di essere disposto persino a prendervi parte direttamente, nel silenzio accondiscendente anche di molti con l’arcobaleno alla finestra. Fa male vedere che, nonostante le miriadi di bugie ormai conclamate raccontate senza sosta, i pifferai magici di regime continuino ad avere tanto seguito. E più di tutto fa male vedere troppe persone non rendersi conto che il caos di oggi non è altro che il seguito naturale di quello dei mesi passati che è tutt’altro che terminato e che lo scopo è sempre lo stesso: renderci tutti sempre più manipolabili, poveri e ricattabili. Soprattutto quest’ultimo è il punto su cui dovremmo focalizzarci, se vogliamo davvero uscire dal caos o almeno limitarne i danni.
P.S.: Giusto per essere chiari, provo a spiegarlo come si potrebbe fare con dei bambini: se due persone si azzuffano, chi vuole la pace cerca di dividerle o di evitare lo scontro a priori. Chi provoca il più forte e al contempo fomenta il più debole ha invece un evidente interesse nel portare avanti un massacro. E non ci sono popoli buoni o popoli cattivi: ci sono solo persone di potere, da ogni parte, che cercano di difendere gli interessi dei loro padroni a discapito di tutti noi.