parole quasi addomesticate
Credo di avere trovato uno strano (dis)equilibrio, fra me e le storie che racconto nei miei reading. Spesso, in passato, leggendo in pubblico le mie storie, mi è capitato di sentirmi come una specie di fachiro o un funambolo: in quest’ultimo periodo credo di avere, in qualche modo, imparato ad addomesticare quelle parole e a gestirle anche nelle situazioni più estreme. O forse solo le parole stesse che stanno facendo finta di essersi lasciate addomesticare in attesa del momento in cui saltarmi alla gola. Chissà. Le parole a volte fanno anche questi scherzi.
In ogni caso, con la serata milanese al Ligera resa ancora più estrema dai malanni di stagione che hanno complicato parecchio la situazione e mi hanno tenuti in bilico fino all’ultimo istante, si è chiusa la primissima fase della promozione di “Alice”: sei settimane passate praticamente in apnea rimbalzando fra un impegno e l’altro. Il percorso del romanzo è però ancora lungo e, dopo aver riordinato le idee solo per pochissimi giorni, già a maggio mi attende, fra le altre cose, anche una seconda piccola serie di eventi che partirà l’8 a Genova (all’Alma Art Café) e mi porterà poi, nel giro di pochissime settimane, a Oggiono (LC), a Torino e a Lodi.
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