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democrazia e potere
Qualche giorno fa discutevo con un amico sulla presunta incapacità della nostra classe politica e giornalistica. Ebbene: io non credo assolutamente che questi signori siano degli inetti. Tutt’altro.
Purtroppo spesso pensiamo che la democrazia segua ancora le regole che ci hanno insegnato a scuola: la classe politica è eletta dai cittadini per difendere gli interessi del popolo stesso e vigilare su tutto ciò che può metterne a rischio il benessere, inclusi i poteri finanziari. Ci dimentichiamo che negli ultimi trent’anni questa dinamica è stata completamente capovolta: oggi la classe politica (indipendentemente dal colore della casacca che ormai è solo un alibi comunicativo per far presa su diverse fasce sociali) risponde direttamente ai poteri finanziari e ha il compito di difendere gli interessi di chi muove i fili di questi stessi poteri e vigilare su tutto ciò che può metterli a rischio, in primis il popolo. E un destino ancora peggiore è toccato ai santoni dell’informazione di massa, che hanno smesso di indagare la realtà per assumere il ruolo di semplici cani da guardia dei potenti e megafono della propaganda.
Credo sia tutta qui la chiave di volta per comprendere molte cose e, in quest’ottica, è chiaro che le attuali classi politiche e giornalistiche siano le migliori possibili per il ruolo che sono chiamate ad assolvere. Concedergli l’alibi di una presunta incapacità significa, a mio avviso, fargli un regalo enorme e finire col combattere le battaglie che ci attendono partendo da un’ottica completamente falsata. -
due chiacchiere con Marco Ambrosi
“L’altro allo specchio” è qualcosa di importante per cui è bene parlarne ancora. Questa volta però ho voluto farlo andando ad ascoltare il punto di vista di colui che ha ideato il progetto, raccolto le storie dei ragazzi che hanno ispirato i racconti e fatto un lavoro enorme per rendere possibile tutto quanto: Marco Ambrosi.
Sul sito di Rock Targato Italia è appena uscita un’intervista in cui lo stesso Marco ci racconta molte cose sull’antologia e su tutto ciò che le ruota attorno. -
a proposito di “L’altro allo specchio”
Quando Marco Ambrosi mi ha inviato l’intervista che aveva fatto a un giovanissimo di origine sudamericana a cui insegna italiano chiedendomi di trasformarla nella fonte d’ispirazione per un racconto da inserire nell’antologia “L’altro allo specchio”, la sfida mi ha subito stimolato molto. In un momento storico in cui qualunque discussione sull’integrazione finisce in una banale caciara fra “salvinismo” e “boldrinisimo”, mi sembrava importante avere l’occasione di provare a riportare ogni cosa in una dimensione più umana.
L’intervista, oltretutto, conteneva già il romanticismo e la malinconia necessari per costruire un racconto. Ciò che mi sono sentito di fare, proprio per fare emergere ancora di più quelle sfumature, è stato inserire qualche richiamo ai romanzi di Marquez. Mi piaceva pensare a quel ragazzo come l’ultimo discendente della famiglia Buendìa di “Cent’anni di solitudine” improvvisamente sradicato da una Macondo contemporanea. Ma ancora di più mi premeva sottolineare qualcosa che nelle parole del diretto interessato era già evidentissimo: il senso dolente di straniamento che si prova nel ritrovarsi privati delle proprie radici.
Leggere tutti i racconti dell’antologia uno dopo l’altro mi ha fatto un’ottima impressione. Credo che Marco Ambrosi sia riuscito a mettere insieme un bel mosaico di storie, stili ed emozioni. E sono molto orgoglioso di esserci. -
“L’altro allo specchio”
Oggi è uscita un’importante antologia intitolata “L’altro allo specchio”. Si tratta di un progetto curato e ideato da Marco Ambrosi che ha intervistato una serie di adolescenti originari di ogni angolo del mondo che stanno cercando di integrarsi nel nostro Paese e ha poi inviato ogni intervista a uno scrittore diverso chiedendogli di prenderne libera ispirazione per un racconto.
Fra gli autori coinvolti ci sono anche io con un racconto intitolato “Ritratti a memoria”. Il libro è pubblicato da Compagnia Editoriale Aliberti, il ricavato andrà a supportare dei corsi di italiano L2 all’interno dell’IIS L.Nobili di Reggio Emilia e a impreziosire il tutto c’è una prefazione firmata da Dacia Maraini.
Credo che il risultato sia un interessantissimo spaccato, lontano dai cliché, di quella che è la realtà di questi ragazzi, dei loro sogni e delle loro paure. -
gli ascolti di novembre 2020
Nonostante il mondo continui a scivolare sempre più verso la follia totale, proviamo comunque a parlare di musica. A volte mi domando: il problema è davvero che in Italia escono troppi dischi, come sento spesso dire a molti addetti del settore, oppure il fatto che non ci sono più riferimenti critici credibili che abbiano voglia di ascoltare tutto quel materiale sonoro e segnalare al pubblico ciò che davvero merita attenzione?
Sul sito di Rock Targato Italia è appena uscito il mio articolo mensile dedicato ai consigli musicali. Questa volta poi parlo di cinque artisti che, per motivi diversi, mi stanno piuttosto a cuore: Pino Marino, Marco Parente, Kokura, gli Zidima e Lory Muratti. -
10 anni “In fondo ai suoi occhi”
Dieci anni fa usciva “In fondo ai suoi occhi”: il mio romanzo di cui nessuno -io per primo- si ricorda mai.
Non so che effetto potrebbe farmi rileggerlo oggi, però è stato sicuramente un tentativo di uscire dalla mia zona di comfort e provare a mettermi in gioco in modo diverso. Credo sia una storia che viaggia su due binari, affiancando il ritratto sfuggente della protagonista alla trasposizione del suo sguardo critico su molte dinamiche umane e sociali.
È stato anche l’ultimo mio libro a godere di una distribuzione importante e di conseguenza l’ultimo che mi è capitato, a ridosso della pubblicazione, di vedere esposto in qualche grande libreria, ma questo non so se conti molto. Penso sia comunque un buon romanzo, forse un po’ spigoloso e forse penalizzato dall’essere uscito solo un anno e mezzo dopo “L’uomo a pedali” mentre, col senno di poi, sarebbe stato giusto dare maggiore respiro a entrambi i lavori. Però evidentemente doveva andare così. -
Italia, autunno 2020
Sono giorni che cerco di scrivere qualcosa di razionale su ciò che sta accadendo in questo Paese ma non ce la faccio proprio. Sono troppo arrabbiato e frustrato. Stiamo vivendo la pagina più nera della nostra storia democratica e abbiamo perso di vista quelli che sono i valori fondanti della nostra società. Siamo nelle mani di un branco di delinquenti arroganti e continuiamo a sbattere la testa su percorsi cervellotici, anacronistici e liberticidi dimenticandoci quella che dovrebbe essere la più semplice e naturale parola chiave del nostro presente: curare (in ogni sua possibile accezione, dal fidarci di quelle cure che a marzo sembravano lontanissime mentre ora sono ormai rodate, fino al prenderci cura sotto ogni punto di vista di noi stessi e di chi ci sta vicino).
Io non so che futuro ci aspetti. Mi fa molta paura il fatto che, fra i politicanti, ormai nessuno parli più di ritorno alla normalità ma solo di instaurare una “nuova normalità”. Viste le premesse, mi sembra una prospettiva a cui è doveroso opporci con tutte le nostre forze. Non so come, ma so che è vitale farlo. -
due chiacchiere necessarie con Pieralberto Valli
So bene che “necessario” è uno degli aggettivi più abusati quando si tratta di descrivere un’opera di qualunque tipo, però è proprio il termine che mi è venuto in mente leggendo “Trilogia della distanza” di Pieralberto Valli: una raccolta di tre racconti distopici che riescono nell’impresa di riflettere in modo profondo, dolente e per nulla didascalico sul tragico periodo che stiamo vivendo. Dopo aver letto il libro e averci riflettuto a lungo mi è venuta voglia di fare due chiacchiere con l’autore, che stimo già da parecchio tempo per i suoi lavori in ambito musicale, e ne è uscita un’intervista pubblicata oggi sul sito di Rock Targato Italia. La lettura sia del libro che dell’intervista è vivamente consigliata.
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granfondo Alassio
Ritrovarmi al via della Granfondo Alassio, in una domenica di metà ottobre dal sapore magnificamente primaverile, è stata un’ottima esperienza, un po’ perché avevo molta curiosità di provare a confrontarmi con un contesto più duro e competitivo di quanto fatto finora e un po’ perché, di questi tempi, ogni possibile finestra di normalità ha un sapore più che mai necessario.
E’ stata una bella corsa, con un percorso nervoso ed estremamente panoramico iniziato con i “capi” della via Aurelia per poi snodarsi fra le salite dell’entroterra contornate di ulivi e concludersi con la dura ascesa al santuario della Madonna della Guardia con una vista splendida a picco sul mare.
Finisce così questa stagione a pedali tanto breve e strana quanto per me inaspettata, e mi tornano in mente le parole del protagonista di un mio vecchio romanzo: “Chissà. Forse è davvero così. Quando sei in sella il mondo assume contorni diversi: sui pedali sembra tutto più facile. Sarà che alla strada non si può mentire. Sarà che la bicicletta funziona da sempre nello stesso modo e difficilmente cambierà mai. Sarà che quando pedali da solo in salita ti trovi automaticamente a guardare fisso negli occhi ciò che sei veramente.” -
i colori dell’autunno 2020
Continuiamo a parlare di musica e continuiamo a portare avanti quelle che sono ormai le nostre sane consuetudini. E’ uscita su Spotify “I colori dell’autunno 2020“: il nuovo capitolo delle playlist stagionali realizzate insieme ai ragazzi di Divinazione Milano e patrocinate da Rock Targato Italia. In questo capitolo abbiamo vagato fra cantautori coraggiosi, rocker tenaci, artisti fuori da ogni schema e talentuosi autori pop proponendo canzoni di: Lucio Leoni, Gran Zebrù, Giovanni Lindo Ferretti, Charles Muda, Francesco Bellucci, Roberto Casanovi, Stefania Tasca, Francesco Sacco, Rumo, Le Rose E Il Deserto, L’avvocato Dei Santi, Rota Carnivora, Emma Nolde, Mastice, Emiliano Mazzoni, De Mian, Umberto Palazzo, Laser, Riccardo Inge e Leanò.
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gli ascolti di ottobre 2020
Stanno crollando molte cose, in questo periodo. Crollano le certezze e le ideologie, per esempio. Ma soprattutto, nelle ultime settimane, abbiamo visto crollare parecchie maschere, da quelle delle finte divisioni fra le forze politiche fino a quelle del ribellismo di facciata di diverse star della musica nostrana.
Crolli a parte, comunque, prosegue la mia rubrica mensile sul sito di Rock Targato Italia ai consigli discografici. In questo ottobre transitorio propongo cinque artisti che stanno provando a costruire vie interessanti all’interno della nostra canzone d’autore: Lucio Leoni, Gran Zebrù, Francesco Sacco, Francesco Bellucci e Stefania Tasca. -
finali Rock Targato Italia 2020
Sapevamo che quelle di quest’anno sarebbero state delle finali di Rock Targato Italia diverse dal solito, senza il tradizionale caos di nuove conoscenze e tantissime esibizioni live condensate in pochissimo tempo, ma era comunque importante lanciare un ennesimo segnale di vita e sono quindi contento che Francesco Caprini e Franco Sainini abbiano deciso di non fermarsi. Confrontarsi con Paolo Pelizza poi è sempre un’esperienza molto interessante e arricchente.
La scelta di non assegnare il gran premio finale non era scontata ma è stata la cosa giusta da fare, vista l’impossibilità di farsi un’idea reale delle band in concorso dando a tutte le stesse possibilità, e allo stesso modo sono convinto che sia stato giusto assegnare un meritato premio Ronzani ai bravi Cieli Neri Sopra Torino.
Per quanto riguarda le targhe speciali, mi ha fatto piacere vedere premiati artisti che stimo parecchio, a partire da Max Zanotti che seguo con grande ammirazione da ormai più di vent’anni fino a Lorenzo Del Pero che in questi ultimi mesi mi ha davvero folgorato con il suo talento, senza ovviamente dimenticare tutti gli altri.
Insomma, credo che anche quest’anno si sia riusciti a dimostrare che in questo Paese ci sono ancora artisti autentici che vale la pena sostenere e ascoltare. Mi è dispiaciuto moltissimo non riuscire a essere presente fisicamente alla seconda giornata e, di conseguenza, alla consegna dei premi, ma evidentemente sono mesi in cui gli impegni e la vita vera lasciano poco spazio alla bellezza. -
Rock Targato Italia 2020
Il 2020 è ovviamente stato un anno anomalo anche per Rock Targato Italia, visto che, fra le altre cose, l’impossibilità di svolgere le selezioni dal vivo ha completamente stravolto le logiche del concorso. Nonostante ciò, Francesco Caprini e Franco Sainini hanno deciso di non arrendersi e così il 28 e 29 settembre al Legend Club di Milano si svolgeranno comunque le serate finali della manifestazione.
Saranno, come è naturale, finali diverse dal solito, senza tutte le band impegnate sul palco e con le varie limitazioni imposte dall’alto, ma saranno comunque due giornate costellate di incontri, di musica e di idee che culmineranno con la consegna dei premi e delle targhe speciali.
Ad aprire le danze, alle 16.00 di lunedì 28 settembre, ci sarà un incontro in cui io e Paolo Pelizza dialogheremo di contaminazioni fra rock e altre forme d’arte come la letteratura o il cinema. Credo che ci sarà da divertirsi.[clicca qui per leggere il programma completo delle due giornate]
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Berghem Mola Mia
Chi se lo sarebbe mai aspettato che nel penultimo giorno dell’estate del 2020, più di vent’anni dopo la mia ultima esperienza agonistica, mi sarei ritrovato in bicicletta con un numero attaccato alla schiena!?
La randonnée “Berghem Mola Mia” è stata un’esperienza divertente. Un percorso non lunghissimo (74 km circa) ma con due salite vere come il Selvino e il passo Zambla da scalare in successione, e soprattutto un’organizzazione perfetta, accogliente ed estremamente familiare. Davvero un bel modo per riassaporare certe sensazioni dopo così tanto tempo.
Mi ha fatto piacere scoprire di potere avere ancora le gambe e soprattutto la testa per confrontarmi timidamente con contesti simili. E, chissà, forse davvero a volte, prima di pensare a qualunque progetto futuro, può essere utile voltarsi a riguardare ciò che si era prima che tutto cominciasse. -
io dico (ancora) no
Ci sono momenti in cui dire un fermo NO diventa fondamentale, e il referendum del 20 e 21 settembre è uno di questi.
Il punto non è il taglio di qualche posto in parlamento: c’è un principio molto più importante in ballo ed è per questo che è necessario lanciare un segnale forte. Il fatto è che sono ormai trent’anni che chiunque acquisisca un minimo di potere tenta di mettere le mani sulla Costituzione per attenuare gli strumenti di garanzia che prevede e limitare le possibilità di dissenso. Ci hanno provato tutti, in tutti i modi, da destra e da sinistra, e negli ultimi tempi si è arrivati all’assurdo di uno Stato che la Costituzione si permette addirittura di forzarla senza ritegno a proprio piacimento con il beneplacito di tutte (tutte!) le forze politiche. Quelle stesse forze che oggi ci invitano unanimemente (!) a votare a favore del “taglio dei parlamentari” con il sorrisetto falso di chi spergiura che è per il nostro bene sbandierando l’ipocrisia del risparmio di due spiccioli.
Il referendum del 20 e 21 settembre è l’occasione per dire a questi signori che noi non ci stiamo. Che non ci pieghiamo alla loro arroganza e non ci beviamo più le loro bugie. Che non crediamo a uno Stato gestito con le logiche ultra liberiste di un’azienda privata. Che non accettiamo che gli strumenti di garanzia della nostra libertà vengano calpestati o che si possa anche solo pensare di scalfirli subdolamente. -
cosa ci stanno facendo diventare
Pomeriggio di fine estate lungo un vialone pieno di semafori alla periferia di una piccola città. Un signore in bicicletta riparte appena scatta il verde ma manca l’aggancio di un pedale, si sbilancia e frana a terra al centro della carreggiata sotto lo sguardo di una ragazza bionda sulla trentina che aspetta probabilmente l’attraversamento pedonale. Per fortuna alle sue spalle non arriva nessuno: solo io che, pedalando nella sua stessa direzione, sono fermo al semaforo precedente e lo raggiungo qualche secondo dopo.
Lo aiuto a rimettersi in piedi e gli chiedo se va tutto bene ma sembra essere solo un po’ frastornato e con una leggera escoriazione su un braccio però, quando siamo entrambi tornati in sella, mi viene spontaneo lanciare un’occhiata poco simpatica alla ragazza bionda che continua a osservare la scena con assoluto distacco. A quel punto lei, sentendosi forse chiamata in causa, si rivolge al signore: «Scusi se non l’ho aiutata» dice «ma, sa, bisogna mantenere il distanziamento».
Ecco. Questo è ciò che stiamo diventando. E non è un episodio isolato: è solo il più insignificante esempio di come il panico di questi mesi stia bruciando ciò che resta della nostra umanità. -
gli ascolti di settembre 2020
C’è stato un periodo, all’inizio della primavera, in cui il nemico pubblico numero uno del mondo civilizzato, stando ai grandi media, erano gli sportivi: i “runner”, come si usava dire in quei giorni. Da allora il fulcro dell’indignazione a comando è cambiato quasi ogni settimana, fra momenti seriamente preoccupanti e altri capaci di rasentare il surreale, e quest’estate è stata la volta de “i giovani”. Dunque, nella mia rubrica mensile dedicata ai consigli musicali sul sito di Rock Targato Italia, ho pensato di parlare di quattro artisti giovani: Charles Muda, i Maree, gli Psicologi e Rota Carnivora.
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donne, gocce d’acqua e vecchi personaggi
Da qualche giorno è disponibile l’antologia “Donne”, edita da A&A di Marzia Carocci Edizioni. Si tratta di un insieme di racconti e poesie, firmati da autori lontani fra loro, che esplorano diverse sfumature dell’universo femminile. All’interno c’è un mio brevissimo racconto intitolato “Tranne le gocce d’acqua”.
La raccolta sarebbe dovuta uscire in primavera e avrebbe dovuto essere celebrata con una bella giornata a Firenze ma il mondo, come sappiamo, ha poi deciso che tutto andasse diversamente.
Nel mio racconto ho pensato di andare a ripescare la protagonista di “In fondo ai suoi occhi”, un mio romanzo che fra qualche mese compirà dieci anni. Ogni tanto è divertente giocare a mischiare un po’ le carte. In ogni caso credo sia un racconto molto delicato che, a suo modo, cerca di trasmettere una certa serenità provando a intuire i contorni di un equilibrio decisamente femminile fra forza e fragilità. -
gli ascolti di agosto 2020
Ogni anno, quando si arriva a ridosso delle ferie, non riesco a scrollarmi di dosso quella bellissima vecchia canzone dei Diaframma che recita: “Caldo! Non vale la pena ricominciare con questo caldo.”
Intanto il caldo è arrivato davvero e i pensieri si fanno sempre più lenti e indolenti. Il che forse non è poi un grosso problema, in un periodo storico in cui pensare sembra essere diventato un reato. In ogni caso, nel mio spazio mensile dedicato ai consigli musicali sul sito di Rock Targato Italia, propongo una selezione musicale decisamente poco estiva raccontando i nuovi lavori di Marco Parente, Anatrofobia, Flavio Giurato e Il Silenzio Delle Vergini. -
sicurezza a pedali
Da qualche mese ho ripreso a fare qualche chilometro in bicicletta ma ho sempre più l’impressione che, al giorno d’oggi, ogni pedalata sia una specie di roulette russa: non solo per via delle pessime condizioni dell’asfalto in buona parte del nostro Paese, ma soprattutto per la pochissima consapevolezza che la gran parte degli automobilisti ha su come rapportarsi con i ciclisti. La maggior parte delle auto ti sorpassa passandoti a pochissimi centimetri di distanza (non rendendosi conto che, sorpassando in quelle condizioni, basta una buca sull’asfalto o uno spostamento d’aria per fare un macello), per non parlare di quelli che sembrano convinti che le automobili abbiano sempre la precedenza sulle biciclette o di quelli che ti tagliano spudoratamente la strada nelle rotonde.
In questo periodo si sente spesso parlare di incentivare i mezzi di trasporto “green”, ma forse sarebbe il caso prima di tutto di iniziare a creare le condizioni per poterli utilizzare in sicurezza e soprattutto di sensibilizzare gli automobilisti su come ci si rapporta con gli utenti più fragili della strada.p.s.: certo, poi esistono anche ciclisti poco disciplinati, ma è un altro discorso e di certo non è una giustificazione per mettere a rischio la vita di tutti quanti.