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gli ascolti di luglio 2020
C’è una cosa che manca in questo momento storico: la visione d’insieme. Sento musicisti che protestano per la situazione del mondo della musica, sportivi che si lamentano per le limitazioni poco sensate alla propria disciplina di riferimento, gestori di locali che s’arrabbiano per le regole a cui devono sottostare e persino possessori di piscine che puntano l’indice contro nuove normative assurde. E hanno tutti ragione. Eppure nessuno sembra voler guardare oltre il proprio orticello. Nessuno sembra volersi assumere la responsabilità di comporre il puzzle di tutti questi malcontenti e dargli un senso globale. Per questo siamo tutti destinati alla sconfitta. Intanto però l’estate sembra essere esplosa a dispetto di tutto quanto e non ci resta che tornare a parlare di musica. Così, nella mia rubrica mensile sul sito di Rock Targato Italia, consiglio i nuovi lavori di Ognibene, Le Rose E Il Deserto, Chiaradia, Roberto Casanovi e Giulio Casale.
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quaranta
“Sono nato in un sabato pomeriggio di fine giugno dell’anno in cui morì Piero Ciampi.” Così iniziano, più o meno da sempre, le note biografiche allegate a ogni mio lavoro.
Non ho mai amato parlare di me. Anche se, in apparenza, negli ultimi anni non ho praticamente fatto altro. Però ho sempre cercato di confondermi fra le righe, alzare molta polvere, magari fingere di inseguire proprio ciò da cui sto fuggendo e finire col raccontarmi davvero solo quando il discorso sembra volare da tutt’altra parte.
Quindi che effetto fa compiere quarant’anni? Non lo so. Credo più o meno lo stesso di compierne ventisette. Solo con più chilometri nelle gambe e qualche certezza in meno. -
i colori dell’estate 2020
Chissà che estate sarà, quella che è appena iniziata. Di certo, viste le premesse, sarà qualcosa di diverso da ciò a cui siamo abituati, anche se ovviamente la speranza è quella di poter tornare al più presto a goderci almeno qualche concerto con una birra in mano senza dover indossare buffi travestimenti da banditi. In ogni caso, insieme agli amici di Rock Targato Italia e Divinazione, abbiamo preparato anche questa volta una playlist che accompagni la nuova stagione: “I colori dell’estate 2020“. È possibile, come sempre, ascoltarla su Spotify e contiene canzoni di: Ubba + Bond, PopForZombie, Maree, Psicologi, Ritmo Tribale, Guignol, Houdini Righini, Mostro, Zagreb, John Qualcosa, Ognibene, Murubutu + Claver Gold, Chiaradia, Dente, Fabio Cinti, Lucia Manca e Il silenzio delle vergini.
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75 anni di Eddy Merckx
“…d’altra parte che volete che faccia un Baronchelli ventenne, disorientato e impaurito contro la violenza cinica del mondo intero o la furia devastante di un Merckx dall’orgoglio ferito?” recitava una frase di un mio vecchio romanzo.
Oggi Eddy Merckx compie 75 anni. Come fai a spiegare Merckx a chi non ha mai seguito il ciclismo? Non basta dire che è stato il corridore più forte di sempre e l’unico ad avere vinto davvero tutto ciò che si può vincere.
Il fatto è che del ciclismo mi ha sempre affascinato il lato poetico mentre in Merckx, almeno in apparenza, di spazio per la poesia ce n’è sempre stato ben poco. Merckx era una macchina perfetta nata esclusivamente per vincere. Non a caso lo chiamano ancora oggi “il Cannibale”, per la sua innata propensione a non lasciare nemmeno le briciole agli avversari. Merckx, insomma, in una fiaba avrebbe potuto fare solo la parte del cattivo. Ma è proprio quello il punto. Merckx è stato come le divinità delle tragedie greche che l’eroe di turno si trova a dover sfidare per poter cambiare il proprio destino, uscendone ovviamente il più delle volte con le ossa rotte. Il dio spietato che mette inesorabilmente l’aspirante eroe di fronte alla fragilità della propria natura di semplice essere umano. Ed è qui che stava la poesia di Merckx: nell’essere così indistruttibile, feroce e privo di poesia da rendere incredibilmente poetico e romantico chiunque provasse a sfidarlo.
Tanti auguri, Cannibale! -
gli ascolti di giugno 2020
Torniamo a parlare di musica. Il mese scorso, mentre il web debordava di surrogati di finta normalità anestetica, mi era sembrato giusto mettere in pausa la mia rubrica su Rock Targato Italia per sottolineare con il silenzio quanto, politicamente e socialmente, non ci fosse proprio nulla di normale attorno a noi. Allo stesso modo oggi, mentre chi prova a riappropriarsi di qualche pezzetto di sana e autentica normalità viene trattato alla stregua di un criminale, mi sembra più che mai doveroso riprendere tutte le nostre consuetudini, comprese le più banali come quello spazio. È un fatto di segnali, appunto. E forse anche di coerenza. Così, in questo mese di giugno, sul sito di Rock Targato Italia, consiglio il nuovo album dei Ritmo Tribale, quello dei Guignol, quello di Ubba e Bond, quello di Murubutu e Claver Gold, e anche la particolare nuova uscita di Yuri Beretta.
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fra scientismo e tecnocrazia
Proviamo a rinfrescarci la memoria:
All’alba del secolo scorso una delle (ancora oggi) più importanti industrie farmaceutiche lanciò un medicinale potentissimo dai molteplici usi. Si chiamava Eroina (e non si tratta di omonimia). In breve tempo divenne uno dei farmaci più venduti e ci vollero 25 anni prima che i governi di tutto il mondo, prendendo atto dei tremendi effetti collaterali, iniziassero a metterlo al bando.
Nello stesso periodo venne brevettato un materiale per l’edilizia. Si chiamava Eternit. Ci vollero 60 anni per dimostrare l’altissima cancerogenicità della polvere d’amianto che conteneva e altri 30 per fermarne la produzione a fronte di decine di migliaia di morti.
Ho preso due esempi a caso ma ce ne sarebbero un’infinità. Il fatto è che l’essere umano sembra non volersi rassegnare al fatto di sapere veramente poco e di essersi sbagliato una miriade di volte. Per questo la scienza dovrebbe essere, per antonomasia, la materia che non smette di porsi domande e che procede sempre con la massima cautela. E, soprattutto, per lo stesso motivo l’etica dovrebbe essere sempre un gradino più in alto e la politica non dovrebbe mai affidare le proprie scelte a personaggi legati a doppio filo al mondo dell’industria (farmaceutica o meno).
Considerazioni banali, forse, che però in quest’epoca di tecnocrazia, finanza al potere e scientismo dogmatico rischiano di avere un qualche significato. -
i silenzi di maggio 2020
Ci sono diversi dischi di cui avrei voluto parlare in questo maggio nella mia rubrica mensile sul sito di Rock Targato Italia dedicata ai consigli musicali. Però, dopo parecchie riflessioni, ho deciso che questa volta non parlerò di nessuno.
Quella rubrica ormai era diventata un appuntamento fisso. Era diventata la normalità. E le settimane che stiamo vivendo non hanno proprio nulla di “normale”, dunque sarebbe ipocrita forzare una normalità dove normalità non c’è. Non voglio diventare l’ennesima orchestrina del Titanic che continua a suonare come se nulla fosse mentre nel mio Paese si violentano i fondamenti della nostra libertà, si calpestano le basi del nostro vivere civile e molte persone rischiano di precipitare in situazioni drammatiche.
Lo so che questa mia decisione non cambierà la vita a nessuno, però credo sia giusto che ognuno, per il poco che può, provi a lanciare un segnale. Io non voglio cedere al ricatto di quel personaggio che pochi giorni fa ha dichiarato che “dovremo abituarci a una nuova normalità”. “Non lo consento”, come si usa dire ultimamente. -
non abbiamo mai imparato niente
In questi giorni ho visto cose che mai avrei immaginato.
Ho visto code infinite davanti ai supermercati, litigi per la priorità sull’acquisto di una mascherina, autentiche cacce agli untori, insulti urlati dalle finestre contro chi porta fuori il cane e quantità abnormi di isteria fomentata dai tromboni dell’informazione e dai leader politici.
Ho visto persone insospettabili, dopo anni di “Bella ciao”, invocare con convinzione lo stato di polizia e diventare fanatiche dei confini comunali, boschi abitualmente frequentati solo da spacciatori trasformarsi in luoghi in cui ritagliarsi una boccata d’aria clandestina e Carabinieri armati piantonare sentieri in mezzo al nulla per fermare eventuali passeggiatori solitari.
Ho visto i principali mezzi d’informazione diffondere notizie manipolate o foto taroccate e subito dopo ergersi a paladini della buona informazione, virologi di regime sostenere pubblicamente una tesi e pochi giorni dopo gonfiare il petto affermando orwellianamente il contrario, burocrati tentare di spiegare che comprare un taccuino e una penna è un lusso evitabile, e volti più o meno noti, col loro sorriso anestetico ben stampato sulle labbra, invocare la scure della censura contro ogni forma di pensiero critico.
Ho visto un Paese governato, in sfregio della Costituzione e con la complicità del silenzio codardo di un’intera classe politica e giornalistica, a suon di atti amministrativi utilizzati arbitrariamente in sostituzione della legge, con regole fumose e spesso incostituzionali annunciate nottetempo lontano dai luoghi istituzionali e applicate in modo ottuso. Il che significa vivere di fatto in regime di sospensione della Costituzione.
Ho visto il mio popolo tirare fuori il peggio di sé, scordandosi la propria dignità per lasciarsi trascinare in assurde guerre fra poveri e grotteschi atti di pseudo patriottismo da balcone. E davvero mi fa paura l’idea che, a dispetto dei “per non dimenticare” di rito, bastino pochi giorni di paura generale per tornare a sentire l’odore dei peggiori fantasmi del ‘900.
Comunque buon venticinque aprile, eh? -
artisti o intrattenitori?
“Sono un artista o un intrattenitore?” Questa è la domanda principale che chi suona o scrive dovrebbe porsi.
Qualche giorno fa sono stato intervistato dal mio amico e collega Paolo Pelizza. L’intervista, nata con l’intento di presentare il mio percorso ai lettori della sua rubrica “Le visioni di Paolo“, si è trasformata in una lunga chiacchierata in cui abbiamo parlato dei giorni che stiamo vivendo, della cattiva informazione e di quale dovrebbe essere il ruolo di un artista in un momento così delicato. Paolo ha poi messo ordine nelle tantissime cose che ci siamo detti e l’articolo è uscito oggi sul sito di Rock Targato Italia all’interno dello spazio (“Le visioni di Paolo”, appunto) in cui periodicamente parla di musica, cinema o attualità con il suo sguardo attento e mai banale da mente fervida quale è. -
a proposito di “Ducentoventisette euro”
Ammetto che, quando i ragazzi di Wide Art VCO mi hanno invitato a partecipare alla loro antologia virtuale “Fermati. Leggi.“, la tentazione di scrivere qualcosa di leggero e consolatorio mi ha sfiorato. Ho anche provato a farlo però, dopo qualche ora passata a fissare uno schermo bianco, mi sono reso conto che non ce l’avrei mai fatta e che non aveva nemmeno senso provarci. Ho capito che davvero non è il momento per raccontarci favole e che di falso ottimismo anestetico ne circola già fin troppo in questo periodo. Così, di pancia, è nato questa storia intitolata “Duecentoventisette euro“.
Credo sia un racconto molto crudo e dolente, soprattutto perché prova a dare corpo ai pensieri di una persona che, nell’Italia del presente o del futuro prossimo, può essere uno qualunque di noi, ma mi piace pensarlo, nel mio piccolo, anche come una sorta di urlo lanciato verso l’alto (non in senso metafisico), per quanto destinato a restare inascoltato. Dopotutto il sottotitolo del progetto è: “antologia necessaria“.[clicca qui per leggere l’articolo sulla pagina di Wide Art]
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un’antologia digitale firmata Wide Art
I ragazzi di Wide Art VCO, un’intraprendente e attivissima associazione culturale della provincia di Verbania, hanno pensato di organizzare, in questi giorni strani, una sorta di antologia digitale a puntate pubblicando periodicamente sulla loro pagina Facebook una serie scritti firmati da diversi autori.
All’interno di questo progetto, oggi è uscito un mio racconto intitolato “Duecentoventisette euro“: una storia piuttosto cruda e per niente consolatoria.
L’antologia s’intitola “Fermati. Leggi. Un’antologia necessaria.” e ovviamente andrà avanti ancora con altri autori, per cui consiglio di continuare a tenere d’occhio la pagina anche nelle prossime settimane. -
un saluto a Ezio Vendrame
Leggo che ieri è venuto a mancare Ezio Vendrame, grande talento fuori dagli schemi del calcio degli anni ’70 e successivamente poeta autentico e scrittore. Anche se in realtà artista lo era già sul campo.
Negli anni scorsi ho apprezzato alcuni suoi libri e ascoltato diversi aneddoti sulla sua vita sportiva. Fra questi mi piace ricordare la partita in cui, scorgendo in tribuna Piero Ciampi, fermò il pallone con le mani per poterlo salutare. Su quell’episodio avrebbe poi commentato: «Il calcio, di fronte a un poeta, diventa una cosa volgarissima. Per questo, riconoscendo Piero in tribuna, mi venne spontaneo fermare tutto per potergli rendere omaggio davanti a tutto lo stadio».
Nei suoi scritti è sempre riuscito a lasciar trasparire una purezza rara e uno sguardo sulla vita estremamente poetico anche quando raccontava semplicemente aneddoti divertenti sul suo passato da calciatore. Dedicargli almeno un brindisi oggi è doveroso. -
gli ascolti di aprile 2020
Sono giorni confusi in cui tutto è caotico e il futuro sembra un enorme punto interrogativo. Per fortuna, se la vita e la politica le certezze sembrano volercele togliere sempre di più, la musica continua a concedercene qualcuna. Dunque, nella mia abituale rubrica sul sito di Rock Targato Italia dedicata ai consigli musicali, mi sono affidato a cinque certezze parlando delle nuove uscite dei Non Voglio Che Clara, di Paolo Benvegnù, degli En Roco, dei Pay e dei The Howling Orchestra.
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i colori della primavera 2020
Da qualche giorno è arrivata la primavera, anche se forse non abbiamo avuto nemmeno modo di accorgercene. Come a ogni cambio di stagione, insieme ai ragazzi di Divinazione e Rock Targato Italia, abbiamo pensato a una playlist su Spotify che fotografi l’attuale stato di salute della musica italiana. Ne è uscita una serie di canzoni che pescano più che mai nel calderone della canzone d’autore in tutte le sue sfumature. All’interno ci sono canzoni di: Non Voglio Che Clara, En Roco, Sudestrada, Paolo Benvegnù, Olden, Lucio Corsi, Cmqmartina, Pay, Mariposa, Il Mare Verticale, L’avversario, Diodato, Fabrizio Tavernelli, I Rumori Di Via Silvio Pellico e Massimo Zamboni.
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fra incertezze e parole vuote
In un mio vecchio romanzo c’è una frase che recita: “…così sai che, qualunque cosa accadrà, ci saranno sempre ad attenderti una Milano-Sanremo, un Fiandre, una Roubaix e una Liegi“. Domani avrebbe dovuto corrersi la Milano-Sanremo e invece, per la quarta volta nella Storia, non succederà. Le tre volte precedenti sono state nel 1916, nel 1944 e nel 1945, il che la dice lunga sul caos che stiamo vivendo.
“Ci sono cose più importanti” dirà qualcuno, e io ovviamente sono d’accordo ma spesso sono le cose piccole a restituirti il senso di quelle più grandi e a me questo fatto fa riflettere su come quest’epoca sia riuscita a demolire anche le nostre poche povere certezze consolatorie. Perché parliamoci chiaro: la vera causa del dramma di questi giorni non è una malattia ma il fatto che trent’anni di politiche criminali hanno mirato costantemente a toglierci ogni sicurezza e ogni tutela (si vedano, solo per fare l’esempio più eclatante, i continui tagli alla sanità pubblica in nome di interessi elitari a cui non abbiamo mai avuto la forza di ribellarci) rendendoci così tremendamente indifesi di fronte a eventi di questo tipo. E purtroppo, al di là delle parole di vuoto ottimismo e degli improvvisi slanci di grottesca esaltazione nazionale, il vento è ben lontano dal cambiare, se non iniziamo noi per primi a prendere coscienza di questi fatti. -
quando ho scoperto la poesia
Il 17 marzo di trent’anni fa mi sono innamorato. Era un sabato pomeriggio e, dentro lo schermo della televisione, un ragazzo di nome Gianni Bugno, con una maglia bianco-rossa, pedalava da solo verso Sanremo. Il fatto è che mentre gli altri ciclisti, solo poche decine di metri dietro di lui, si contorcevano per lo sforzo nel tentativo di raggiungerlo, lui proseguiva elegantissimo e impassibile con lo sguardo fisso verso qualche punto indefinito, quasi indifferente alle variazioni del terreno e a tutto ciò che gli accadeva attorno, con l’aria indecifrabile di chi sta andando altrove rispetto a un traguardo.
Non avevo ancora compiuto dieci anni e il ciclismo lo annusavo praticamente da sempre, ma quel modo di pedalare mi ha folgorato. C’era qualcosa di magico in quel modo di pedalare. Qualcosa di incredibilmente poetico che andava oltre la bicicletta, le corse e tutto quanto il resto, anche se forse questo l’ho capito solo tempo dopo.
Credo di avere passato una vita intera a cercare di ricalcare, in ogni cosa che ho fatto, quel modo di pedalare. Ovviamente senza riuscirci quasi mai, ma va bene così. -
gli ascolti di marzo 2020
Ci sono cose che sono destinate a ritornare ciclicamente. Ritornano ogni tot anni, con implicazioni sempre più fantasiose, gli allarmismi di vario genere e il relativo panico collettivo. Ritornano periodicamente i tentativi demagogici di modificare la Costituzione. E ritorna anche in questo mese di marzo la rubrica sul sito di Rock Targato Italia dedicata ai miei consigli musicali.
Questa volta racconto i nuovi lavori di Olden, I Rumori Di Via Silvio Pellico, Sudestrada, Bugo e Paolo Saporiti. Con un plauso speciale alla VRec Label per il grandissimo lavoro che sta facendo in questi mesi. -
a proposito di Niky
Niky è un personaggio che mi ha sempre affascinato per il suo essere, almeno a un primo sguardo, piuttosto lontano dagli schemi dei classici protagonisti delle mie storie. Si tratta di una donna dallo spirito estremamente libero, solare e controcorrente ma, al tempo stesso, parecchio enigmatico. È comparsa per la prima volta fra i miei appunti circa una quindicina d’anni fa ma, pur avendoci provato, non sono mai riuscito a trovarle una collocazione, nemmeno come personaggio marginale, in nessuno dei miei romanzi. Per questo ho pensato che il suo habitat naturale possa essere proprio fra le “Storie Contromano” con questo racconto intitolato semplicemente con il suo nome che in realtà è più un ritratto che una storia.
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scarica gratis “Niky”
Da oggi è possibile leggere e scaricare gratis “Niky“, il nuovo racconto della serie “Storie Contromano”. Un racconto che è in realtà una sorta di abbozzo di ritratto umano di una donna controcorrente che sembra voler sfidare il mondo intero con il sorriso eternamente stampato sul volto.
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tanti auguri, Fabrizio!
18 Febbraio 2020. Oggi Fabrizio De André avrebbe compiuto ottant’anni.
Chissà come sarebbe oggi, se fosse ancora fra noi, e chissà cosa penserebbe del tempo che stiamo vivendo. L’unica cosa di cui sono piuttosto sicuro è che sarebbe come sempre da tutt’altra parte rispetto a ciò che ci possiamo aspettare e che sarebbe parecchio infastidito dall’immagine rassicurante e innocua da pupazzone dei buoni sentimenti che i media gli hanno appiccicato addosso negli ultimi anni: proprio lui che in vita ha sempre avuto il gusto di mettersi dalla parte sbagliata delle barricate e che accomodante non ha mai nemmeno lontanamente provato a esserlo.
Ricordo che, nel 1992, per rispetto verso le popolazioni native americane, rifiutò l’invito a suonare all’interno delle celebrazioni per i cinquecento anni della scoperta dell’America. Chissà se oggi esiste un artista che avrebbe il coraggio di rifiutare un’occasione simile pur di non tradire i propri ideali.
Al di là di qualunque riflessione, però, oggi è giusto soprattutto dedicargli un brindisi.“…e mai che mi sia venuto in mente, di essere più ubriaco di voi. Di essere molto più ubriaco di voi”.