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un ricordo di Franco Ballerini
Sono già passati dieci anni dalla scomparsa di Franco Ballerini, grande campione di ciclismo degli anni ’90 che, per chi ha amato la bicicletta in quegli anni, resta ancora oggi l’uomo del pavé per antonomasia.
Di lui mi piace sempre ricordare soprattutto la Parigi-Roubaix del ’93: si racconta che, nel momento in cui rimasero al comando della corsa solo lui e Duclos-Lassalle, il francese, prendendo atto che Ballerini quel giorno era nettamente più forte, gli chiese di non attaccarlo e di portarlo con sé fino al traguardo promettendogli che non avrebbe poi fatto la volata perché un secondo posto quel giorno gli sembrava già un grandissimo risultato. Giunti all’ultima curva però Duclos-Lassalle non riuscì a resistere e infranse la promessa bruciando l’italiano proprio a pochi centimetri dal traguardo. Un secondo posto che grida vendetta tutt’oggi ma che lui incassò senza fare una piega e che segnò probabilmente l’esplosione definitiva del grande amore reciproco fra Ballerini e il popolo della Roubaix.
La vinse poi due volte, negli anni successivi, quella corsa, ma ancora più memorabile dei successi rimane il giorno della sua ultima gara da professionista, ovviamente proprio alla Parigi-Roubaix, con lui che arriva al traguardo lontano dai primi ma acclamato dal pubblico come un trionfatore e percorre gli ultimi metri con la maglia da gara aperta per mostrare una canottiera con la scritta “Merci Roubaix”. Difficilissimo, per un italiano, creare un legame così forte con il pubblico francese e con una corsa affascinante e particolare come la Roubaix. Solo un uomo di quella pasta d’altri tempi poteva riuscirci. -
gli ascolti di febbraio 2020
Torna anche in questo mese bisesto la mia rubrica con i consigli musicali sul sito di Rock Targato Italia. Stanco di vedere artisti pronti a salire su qualunque carrozzone pur di elemosinare qualche briciola di visibilità, questa volta ho raccontato cinque progetti di artisti dal percorso più che mai coerente e fuori dagli schemi: Gianni Maroccolo, i Mariposa, Il Buio, Lucio Corsi e gli Osaka Flu.
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piani d’azione
«Cosa stai facendo? Stai scrivendo? Quando si potrà leggere qualcosa di nuovo?» Ogni tanto capita che qualcuno me lo chieda, dunque provo a dare qualche risposta.
Di un nuovo romanzo non se ne parlerà ancora per un bel po’: già da qualche mese ho nel cassetto la prima stesura di un lavoro che mi sembra molto valido ma, per svariate ragioni, i tempi per ragionare su una possibile pubblicazione non credo saranno maturi ancora per parecchio e di certo non ci si inizierà a pensare in questo 2020. Al momento va bene così.
In primavera, in compenso, usciranno due miei racconti inediti in altrettante antologie, di cui una piuttosto importante, di cui ci sarà spazio e modo per parlare a tempo debito quando tutti i dettagli saranno definiti. Si tratta di due progetti molto diversi fra loro a cui sono molto contento di partecipare.
Per concludere la panoramica, posso anticipare che nelle prossime settimane pubblicherò, come sempre gratis su queste pagine, un nuovo racconto della serie “Storie Contromano”.
Insomma, nonostante la calma apparente e gli ormai quasi cinque anni trascorsi dall’uscita del mio ultimo libro, le cose non sono mai completamente ferme e, tra l’altro, con molta calma sto iniziando a valutare anche delle possibili nuove sfide per il futuro. -
i colori dell’inverno 2020
Con un pizzico di ritardo per evitare sovrapposizioni con l’uscita della compilation ufficiale di Rock Targato Italia e con le Feste, ancora una volta insieme ai ragazzi di Divinazione e Rock Targato Italia abbiamo voluto accompagnare il cambio di stagione con una playlist su Spotify che fotografi ciò che di buono si muove in questi mesi nel sottobosco musicale italiano: “I colori dell’inverno 2020”.
Dentro ci trovate canzoni di : Ettore Giuradei, Max Zanotti, Lenin!, Unoauno, Lorenzo Del Pero, Yuri Beretta, Francesco Setta, Barracano, Antonio Pignatiello, Pieralberto Valli, Cesare Basile, Il Buio, L.E.D., detto Ferrante Aguissola e Bunnyblack. -
gli ascolti di gennaio 2019
Archiviate le Feste, si torna alla vita di sempre con la mia abituale rubrica mensile sul sito di Rock Targato Italia in cui consiglio quattro bei dischi recenti. Per iniziare bene il 2020 mi sono divertito a spaziare fra rock d’autore, rap, pop ed elettronica parlando delle nuove uscite di Lorenzo Del Pero, Barracano, Yuri Beretta e Bunnyblack.
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2020 Speedball
Quando uscì “2020 Speedball” dei Timoria avevo 15 anni e il 2020 a cui l’album faceva riferimento come un romanzo distopico pareva qualcosa di lontanissimo. Sembrava davvero fantascienza, pensare al 2020. Invece eccolo qui.
C’è da dire che su molte cose Omar Pedrini e i suoi compagni sono stati profetici: nell’aria sembra aleggiare proprio il senso di straniamento che loro cantavano venticinque anni fa e molti dei temi trattati in quelle canzoni sono drammaticamente attuali.
Se guardo fuori dalla finestra all’alba di questo nuovo decennio sembra che nel mondo domini -per citare un grande maestro- “uno strano godimento nel sentirsi inutili”. I grandi mezzi d’informazione, per esempio, ci anestetizzano i pensieri riempiendo pagine di argomenti vuoti o lotte innocue, e intanto le battaglie davvero importanti come quelle per i diritti sociali, il lavoro e le vere istanze di libertà vengono sempre più dimenticate.
Comunque, al di là di tutto, a distanza di venticinque anni, “2020 Speedball” è ancora un gran disco. Siamo noi che forse non siamo invecchiati altrettanto bene. Io per primo.Diceva una frase del disco: “…quel vecchio che sputa rabbia e verità non è pazzo ma è il tempo reale: dice che qui moriremo in schiavitù in velocità artificiale.” Già…
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salutando il 2019
Mi ero ripromesso di evitarla, questa volta, la classica riflessione inutile di fine anno, ma evidentamente non ne sono capace.
Il 2019 è stato un anno lento in cui, per svariate ragioni, credo di essermi spesso rintanato a osservare il mondo da una certa distanza. Il che non è necessariamente un male: a volte è necessario anche questo. Fra una fuga e l’altra da tutto, poi, i piccoli progetti non sono mancati (penso soprattutto al coinvolgimento nello spettacolo “Leonardo in cinque voci” in primavera, ma anche alle cose fatte insieme a Rock Targato Italia e ai due racconti che hanno dato continuità al percorso di “Storie Contromano”), per cui non è stato certo un anno vuoto.
Dal 2020 ho meno che mai idea di cosa aspettarmi. Mi auguro che possa essere un anno di valichi da scavalcare e chilometri più o meno metaforici da percorrere. -
12 dicembre 1969-2019
12 dicembre 2019. Cinquant’anni fa la strage di piazza Fontana seguita, quattro giorni dopo, dall’omicidio di Giuseppe Pinelli nel palazzo della Questura di Milano. Una delle pagine più vergognose della nostra Storia.
Non credo che si possa scrivere qualcosa sull’argomento che in questi cinquant’anni non sia ancora stato detto, di certo però è bene mantenere sempre viva la memoria di quei fatti, soprattutto in quest’epoca in cui anche la classe “intellettuale” sembra più che mai arroccata a difesa del potere e delle risposte di comodo. Siamo un Paese in cui lo Stato, in più occasioni, non si è fatto scrupoli a usare anche i mezzi più raccapriccianti per screditare ogni forma di reale dissenso e in cui le grandi verità sono state sempre sotterrate sotto tonnellate di bugie da parte dei massimi esponenti delle istituzioni. Mi sembra un dettaglio da non dimenticare, in questi anni di dibattiti volutamente vacui e politica basata sulle distrazioni di massa. -
99 Magni
Oggi Fiorenzo Magni avrebbe compiuto 99 anni. Un personaggio enorme: il primo italiano a vincere il Giro delle Fiandre (“la corsa più bella del mondo”, per citare il protagonista di un mio romanzo) e tutt’ora l’unico al mondo ad averlo conquistato per tre volte di fila, ma soprattutto un uomo dallo spirito oltre l’immaginabile.
Di lui è impossibile non ricordare l’ultimo Giro d’Italia della carriera, concluso al secondo posto dopo aver affrontato diverse tappe con la clavicola fratturata, stringendo fra i denti un pezzo di tubolare legato al manubrio per cercare di alleviare lo sforzo della spalla infortunata.
L’ultimo suo regalo al mondo è stato il museo del ciclismo al Ghisallo, da lui fortemente voluto e finanziato. Un luogo intriso di storia e di magia da cui chiunque ami la bicicletta non può che rimanare affascinato. -
gli ascolti di dicembre 2019
Le tradizioni sono importanti, soprattutto a dicembre. Dunque anche in questo mese non può mancare la mia abituale rubrica dedicata agli ascolti consigliati sul sito di Rock Targato Italia. Questa volta, in attesa di tuffarci nell’atmosfera natalizia, ho pensato a quattro dischi dal piglio decisamente anti-pop: le nuove uscite di Max Zanotti, Alex Cremonesi, Anèdone e Unoauno.
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fotografie e comunità
Nei primi mesi di quest’anno ho avuto modo di affiancare i ragazzi ospiti delle comunità della cooperativa Progetto Sociale di Cantù (CO) nella realizzazione di un progetto fotografico. In pratica, con una piccola serie di confronti e scambi di idee, ho cercato di accompagnare i ragazzi nel trovare il modo di raccontare un pezzetto di sé attraverso delle immagini ipotetiche che i responsabili del gruppo fotografico La Pesa li hanno poi aiutati a concretizzare in una serie di fotografie.
Ora quelle fotografie sono diventate una mostra intitolata “Tracce di me” che tutti possono visitare dal 29 novembre all’8 dicembre presso il centro espositivo Corte San Rocco di Cantù. Venerdì (29 novembre), alle ore 17.00, sarò lì anche io per l’inaugurazione. Personalmente sono orgoglioso del lavoro che i ragazzi hanno realizzato, dell’entusiasmo che hanno riversato sul progetto e soprattutto di come hanno saputo raccontarsi. La mostra merita una visita. -
due chiacchiere con Max Zanotti
La voce, la poetica e la sensibilità di Max Zanotti mi hanno folgorato circa vent’anni fa, quando per puro caso mi ritrovai fra le mani un demo dei suoi Deasonika che all’epoca bazzicavano nel sottobosco musicale lombardo in attesa di incidere l’album d’esordio. Sabato scorso all’Officina della Musica di Como c’è stata la presentazione del suo nuovo disco solista intitolato “A un passo”: un lavoro bellissimo, cupo e doloroso che credo sia una delle cose migliori che Max abbia fatto in questi anni. Ho voluto approfittarne per fare due chiacchiere con lui e ne è uscita un’intervista pubblicata oggi sul sito di Rock Targato Italia.
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“Leucemia adventure” di Yuri Beretta
Con Yuri Beretta ho avuto modo di condividere un paio di palchi nelle occasioni in cui siamo stati entrambi ospiti dello spettacolo dedicato a “Nicovid” di Miky Marrocco nella prima metà del 2014 ma, avendo entrambi caratteri schivi, non ci siamo mai conosciuti bene.
In questi giorni ho letto “Leucemia Adventure”, il suo primo libro uscito pochi mesi fa edito da Edizioni del Faro proprio come “Nicovid” e i miei ultimi due romanzi. Il libro di Yuri è qualcosa di tremendamente sincero, capace di girare al largo da ogni retorica e ogni posa “letteraria”. È, come suggerisce il titolo, il diario di un’esperienza durissima raccontata senza fare sconti con una sincerità disarmante. Ma forse, ancora di più, è un dolcissimo e spietato atto d’accusa verso noi “sani” e il nostro rapporto con la vita, la morte e la malattia. -
gli ascolti di novembre 2019
Servono tanto coraggio e un pizzico di follia, per mantenere coerentemente una propria integrità artistica in questi anni in cui l’informazione, anche in ambito musicale, sembra essere fagocitata solo dal gossip e dalla ricerca del click facile. Eppure, per fortuna, gli artisti che scelgono di proseguire a testa bassa lungo il proprio cammino senza badare alle mode e ai numeri continuano a esserci e a sfornare lavori interessantissimi. In queto mese di novembre, con la mia rubrica dedicata agli ascolti del mese sul sito di Rock Targato Italia ho voluto parlare di quattro di loro: Mauro Pelosi, Cesare Basile, Ettore Giuradei e Pieralberto Valli.
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occhio agli zuccherini
Ce lo saremmo mai immaginato, noi che abbiamo visto il web esplodere e diventare un mezzo di comunicazione così importante, che alle soglie del 2020 avremmo dovuto preoccuparci seriamente della libertà d’espressione su internet?
Eppure la questione è parecchio delicata e lo diventa sempre di più, soprattutto considerando che la neo eletta commissione europea, dopo la tremenda normativa approvata qualche mese fa con la scusa puramente di facciata della tutela del copyright (che necessiterà ancora di tempo per entrare in vigore ma che difficilmente farà passi indietro), ha già promesso misure sempre più restrittive in merito. Non a caso tutte le piattaforme social stanno già iniziando ad adeguarsi preventivamente e stringere sempre di più le maglie dei loro algoritmi.
Non ci si può nascondere dietro a un dito: i social hanno parecchi aspetti oscuri e hanno fatto molte volte da megafono alla mediocrità umana, ma ancora più spesso sono stati una risorsa preziosa per fare emergere verità importanti e scoprire sprazzi di bellezza a dispetto dell’infima qualità dell’informazione proposta dai media “ufficiali”. Purtroppo però è evidente che, da qualche mese a questa parte, le spinte politiche stanno portando i gestori a regolamentazioni e censure sempre più orientate verso un totale appiatttimento e vuoto ideologico, e la cosa dovrebbe preoccuparci non poco. Viviamo anni molto complessi: occorre tenere sempre gli occhi bene aperti e, per quanto banale possa essere dirlo, non fidarsi mai delle apparenze. “Occhio agli zuccherini“, diceva il saggio. -
a proposito di “Supersuono”
Supersuono è un personaggio che gira fra i miei appunti da anni. Era già comparso di sfuggita ne “L’uomo a pedali”, ma la sua presenza faceva solo da sfondo a un momento transitorio, per cui da tempo reclamava uno spazio tutto suo in un racconto e mi sembrava giusto darglielo proprio nell’anno del decennale di quel romanzo.
Ha uno sguardo sul mondo disilluso ma al tempo stesso giocoso che gli invidio, e forse anche per questo l’ho spesso sfruttato nei miei spettacoli come una sorta di jolly. Quando c’era una scaletta da riequilibrare oppure qualche storia da sostitutire perché, per qualsiasi ragione, all’ultimo momento non mi andava più di raccontarla, “Supersuono” è stato in diverse occasioni la carta giusta da ripescare, sempre improvvisando e senza mai dargli una forma definitiva.
Ora una forma più o meno definitiva la ha e tutti possono leggerla fra le mie “Storie Contromano”. -
scarica gratis “Supersuono”
Da oggi è possibile leggere e scaricare gratis un mio racconto intitolato “Supersuono“. Parla di un personaggio bizzarro a cui sono piuttosto affezionato. Forse un vagabondo o forse qualcos’altro. Di certo un individuo che prova, in modo genuinamente inconsapevole, a insinuare una piccola goccia di poesia nel muro di un mondo completamente ripiegato su sé stesso.
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The Niro, Jeff Buckley e De Andé
Nel gennaio del 2005 mi trovai a organizzare una serata tributo a Fabrizio De André al Pow Wow, un locale di Milano che non esiste più ormai da parecchio tempo. Fu un evento molto sentito che coinvolse diversi musicisti ma anche pittori, attori e scultori.
Qualche mese prima, al MEI, mi imbattei in un giovane romano di nome The Niro che mi fece avere il suo demo e mi ricontattò poi per partecipare all’evento. Ricordo che inizialmente cercai di frenarlo spiegandogli che aveva poco senso venire gratis da Roma a Milano per suonare due cover, ma alla fine mi lasciai convincere dal suo entusiasmo e dal fatto che era davvero bravo. Venne in treno con la chitarra in spalla e, se non ricordo male, lo feci suonare a inizio serata.
Qualche giorno fa è uscito un album intitolato “The complete Jeff Buckley & Gary Lucas songbook“. È un progetto con cui Gary Lucas, storico collaboratore di Jeff Buckley, dà nuova vita alle canzoni scritte a suo tempo con Jeff, fra cui cinque inediti. Alla voce c’è The Niro, che nel frattempo ha ovviamente fatto anche un sacco di cose importanti.
Mi fa piacere che ogni tanto la passione sincera possa portare a risultati importanti e far volare anche dall’altra parte dell’oceano. -
Frank Vandenbroucke
Il 12 ottobre di dieci anni fa moriva Frank Vandenbroucke, forse il più grande talento incompiuto del ciclismo moderno. Ricordo che un paio di settimane dopo la sua scomparsa avevo una presentazione de “L’uomo a pedali” in un circolo in Brianza e ho praticamente parlato solo di lui anziché del mio romanzo. Mi sembrava ci fossero delle somiglianze, fra lui e il protagonista del libro. E probabilmente, in qualche modo, c’erano davvero.
Di Vandenbroucke mi piace ricordare soprattutto il famoso aneddoto sul fatto che, durante uno dei suoi tanti periodi di inattività per problematiche varie, pur di non stare lontano dalla bicicletta partecipava sotto falso nome alle gare dei cicloamatori di provincia, dileguandosi dal percorso poche centinaia di metri prima del traguardo per non togliere agli altri la gioia di una vittoria che per lui sarebbe stata troppo facile. Dopotutto “vincere o perdere è solo un dettaglio assolutamente insignificante”, diceva il protagonista del mio romanzo. E per alcune persone davvero il mondo riesce a trovare una prospettiva sensata solo quando lo si guarda dalla sella di una bicicletta.