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catalizzando
I tre giorni a Roma erano necessari. Nemmeno io mi rendevo conto di quandolo fossero, ma ne avevo decisamente bisogno.
Sono stati giorni intensi, quelli vissuti nella Capitale, fra il reading negli spazi splendidamente accoglienti Cheese and Cheers, il caos frenetico di “Più libri più liberi”, le pochissime ore di sonno, le copie del libro firmate, lo spirito da gita scolastica, gli sguardi incrociati, i sorrisi di passaggio, gli amici rivisti, le confidenze fragili e stanche, i bicchieri di whisky, i progetti lavorativi, le risate poco lucide, le strade sbagliate e molto altro. Sono stati giorni necessari.
Mi sono sempre ripromesso di non fare ringraziamenti pubblici per evitare lo sgradevole retrogusto retorico che lasciano sempre, però questa volta devo davvero ringraziare Vincenzo Di Pietro, fedele compagno di ormai tante avventure, che ancora una volta ha voluto mischiare le sue storie con le mie dentro e fuori la scena portando molta sincerità e parecchie energie.
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tutte queste parole…
Sono giorni che mi interrogo sul senso reale di tutto questo scrivere, e trovare risposte non aleatorie sembra sempre più complesso. Probabilmente aveva ragione il professor Vecchioni. Ma forse questo non è il momento per abbandonarsi a queste riflessioni.
L’incontro con i ragazzi di San Vittore è stato, come sempre, una grande emozione. Varcare il portone del carcere e confrontarsi direttamente con le persone che lo popolano è un’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita: non solo perché quei ragazzi sono la platea più attenta, schietta e vera che si possa incontrare, ma anche perché parlare con loro è sempre un bel modo per arricchirsi umanamente e vedere le cose in una prospettiva completamente diversa e magnificamente concreta.
Questa prima fase della promozione di “Suonando pezzi di vetro” si chiuderà nei prossimi giorni con una doppia trasferta a Roma: giovedì (6 dicembre), verso le 22.00, farò un reading al Cheese and Cheese Bistrot (via Paola Falconieri, 47b – quartiere Monteverde) all’interno del quale avrò il piacere di ospitare l’amico Vincenzo Di Pietro (che per l’occasione presenterà il suo “Baraonda!”) creando con lui un intreccio molto particolare ed intenso di storie e di pensieri.
Venerdì (7 dicembre) invece, alle 18.00, passerò a trovare lo staff di Edizioni Del Faro alla fiera “Più libri più liberi” (palazzo dei Congressi – EUR) e sarò loro ospite (stand B20) per un paio d’ore per fare due chiacchiere informali con i passanti. -
‘fanculo John Cusack
“‘Fanculo John Cusack e la sua inglesina”: sarebbe questo il titolo ideale per questo giro di presentazioni del nuovo romanzo, visto che l’unico punto fermo dei miei reading è da subito diventato il monologo semi improvvisato su “Serendipity” (?) che si arricchisce ogni volta di nuove sfumature e nuovi significati.
La serata a Rimini è scivolata via piacevole, con un’atmosfera molto distesa e le giuste dosi di malinconia e leggerezza. Ora (martedì mattina) tocca San Vittore: forse l’appuntamento che più mi sta a cuore. O quanto meno quello di cui credo di avere più bisogno in questo momento a livello personale.
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a proposito di Neverlab
Fra una cosa e l’altra, non ho ancora avuto modo di dire due parole su Neverlab Libri e spiegare cosa rappresenta quel marchio sulla quarta copertina del libro.
Si tratta di un progetto anomalo, nato dall’incrocio non casuale fra la curiosità dei ragazzi di Neverlab -da tempo attivissimi nel mondo della musica- di provare ad ampliare i loro confini cimentandosi con altre esperienze e la mia esigenza personale, dovuta a diversi fattori, di staccarmi dalle dinamiche dell’editoria tradizionale per cercare nuovi stimoli riappropriandomi di un modo di lavorare più “mio”, confrontandomi con persone che mi conoscono da tempo e provengono da un percorso umano molto vicino a me.“Suonando pezzi di vetro” è stato il primo passo: quello che riserverà il futuro credo sia assolutamente impossibile da prevedere. Di certo nei prossimi mesi, con lo stesso marchio, si organizzeranno anche alcuni reading di altri autori, editi da altre realtà, all’interno delle serate musicali firmate dalla stessa Neverlab, come per esempio la presentazione di “Storie dentro storie” (L’erudita Editrice) di Giovanna Astori che si terrà venerdì (23 novembre) a Bergamo, al Polaresco.
Intanto giovedì (22 novembre), alle ore 21.30, sarò a Rimini per raccontare “Suonando pezzi di vetro” al Circolo Milleluci (via Isotta degli Atti, 8). Vedremo cosa mi riserverà questa volta la costa adriatica…
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lontano da Hollywood
Credo di dover raccontare qualcosa sulla serata del Polaresco, anche se sinceramente non so se ne ho voglia, soprattutto per il rischio che si corre sempre in queste occasioni di finire con lo sbrodolarsi addosso dicendosi “quanto siamo bravi, Dio, ma come siamo bravi”.
Penso che, nonostante il filo di tensione che accompagna ogni nuovo esordio, sia stata una buona presentazione, soprattutto grazie a un finale improvvisato buttando via testi e appunti che per me è stato qualcosa di liberatorio. Credo che quel finale sia stato uno di quei momenti in cui ti guardi alle spalle e finalmente ti sembra di vedere tutto un pochino più chiaro e allora puoi permetterti il lusso di dire (a te stesso) le cose come stanno.
Probabilmente ci sarebbero anche dei ringraziamenti da fare, ma nei ringraziamenti non sono mai stato bravo. Poi comunque i ringraziamenti sono già tutti lì, fra le righe. Anche nelle parole che, come a volte mi capita, mi hanno preceduto di parecchio.
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inquadratura fissa
Venerdì (9 novembre), poco dopo le 21.00, presenterò “Suonando pezzi di vetro” e il progetto Neverlab Libri con un reading a Bergamo, presso lo spazio Polaresco (via del Polaresco, 15 – quartiere Longuelo), in apertura della serata organizzata dalla stessa Neverlab.
Per l’occasione, insieme al libro, saranno disponibili anche dei piccoli gadget a tema realizzati apposta per il romanzo dai miei ragazzi di San Vittore: si tratta di quadernini confezionati a mano con grande cura che porterò poi con me anche nelle prossime presentazioni.
Oltretutto è curioso anche che proprio la stessa sera, a qualche centinaio di chilometri di distanza, i Valentina Dorme presenteranno la riedizione del loro storico album “Capelli Rame”. Un brano di quel disco viene citato direttamente proprio al centro del romanzo: chissà che la coincidenza non sia di buon auspicio.
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le parole sussurrate
Domani esce ufficialmente “Suonando pezzi di vetro”, sia in versione ebook (a 3,49 euro) che come libro tradizionale (a 13 euro).
Giuliano Dottori, in un brano che ho amato molto, cantava: “le parole sussurrate non contano”. Ecco: per quanto mi riguarda invece, nel caso di questo libro, sono convinto che le frasi sussurrate, i piccoli dettagli di contorno, la copertina, le parole scritte fuori dalla storia o nascoste molto in piccolo fra le righe, contino moltissimo. Forse ancora più della storia in sé. Credo sia soprattutto per via di queste cose che ho la sensazione di vivere questo libro e tutto ciò che gli ruota attorno come la personale chiusura di una sorta di cerchio.
Ma, certo, queste sensazioni molto personali, e forse non è nemmeno il momento per fare bilanci o perdersi in questi pensieri. Per ora godiamoci questo periodo promozionale e il gusto di raccontare al mondo i miei pezzetti di vetro.
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suonando pezzi di vetro
“Suonando pezzi di vetro“: si intitola così il mio nuovo romanzo, pubblicato dal neonato progetto Neverlab Libri con il supporto di Edizioni Del Faro.
Esce ufficialmente il 6 novembre, sia in versione fisica che in ebook, ma è già possibile ordinarlo in anteprima sul sito di Edizioni Del Faro (www.edizionidelfaro.it).La sinossi recita così:
Il diario del ritorno sul palco di un giovane musicista dopo un periodo di lontananza dai riflettori. Un diario sincero e fragile, scandito a ritmo di musica, di poche settimane destinate a segnare l’esistenza del protagonista. Poche settimane vissute fra la quotidianità di un lavoro qualunque, le serate in sala prove o in tour con i compagni di una vita e la ricerca di una stabilità emotiva. Costantemente in bilico fra le inquietudini di un passato in eterno ritorno e l’esigenza di un nuovo equilibrio e nuovi lampi di serenità. Un romanzo crudo e diretto, figlio del caos di questi anni senza identità.La foto di copertina, a cui sono particolarmente affezionato, è opera di una cara amica dal talento straordinario ancora tutto da scoprire.
“Suonando pezzi di vetro” verrà presentato venerdì 9 novembre a Bergamo presso lo Spazio Polaresco. A seguire sarò a Rimini il 22 novembre, a Roma il 6 dicembre e a Fidenza (PR) a gennaio.
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cinque anni dopo
Esattamente cinque anni fa usciva “Tutto passa invano”: un insieme di racconti ripescati dai miei cassetti e pubblicati davvero senza nessun tipo di attesa, solo per l’esigenza di fissare definitivamente nel tempo alcuni pensieri che mi inseguivano ormai da troppo tempo. A posteriori credo sia un libro molto grezzo, estremamente personale e sincero, a tratti ingenuo eppure, per quanto mi riguarda, ancora denso di significati.
Aprendone una pagina a caso mi è caduto l’occhio su una delle poesiole conclusive:Scavo tuttora macerie inquiete
di un mondo crollato ad un soffio di vento
e riscrivo sempre la stessa poesia
con parole diverse perché non sembri veraConosco un uomo che ama i fantasmi
e si crogiola all’ombra di sogni usa e getta
Non toccare la meta gli dà sicurezza
Sia mai che un approdo deluda le atteseEra il ragazzo che amava le fiabe
ma non ha saputo mai scriver la sua
Non ci crede più ma continua a cullarla
La realtà è il tempo morto fra un verso ed un altro -
sono ancora vivo
Ok. Sono ancora vivo. O almeno credo.
Sono stati mesi intensi, questi ultimi. Mesi emotivamente impegnativi che, sotto certi aspetti, mi sembra siano durati anni. Cose da raccontare ce ne sarebbero fin troppe, ma per fortuna ci sarà tutto il tempo per dire tutto ciò che c’è da dire e continuare a tacere ciò che c’è da tacere. Anche se domani è già l’ultimo giorno d’estate.
Intanto iniziamo a riaprire una finestra sul mondo con questo nuovo sito la cui veste grafica è, fra le altre cose, impreziosita da uno sfondo che trovo molto bello e significativo. -
…e non si scioglie mai
Cara Elisabetta,
solo una manciata di giorni fa ho fatto il reading più intenso, privato e significativo della mia vita. Avrei davvero tantissime cose da dire a riguardo, ma forse è bene che certi pensieri e certi ricordi restino semplicemente un dono per chi c’era e ha voluto vivere con me una splendida nevicata attesa per troppo tempo. In questi giorni, a dire il vero, non mi va nemmeno di scrivere: vorrei solo continuare a vivere quella meravigliosa tormenta di neve e sperare che non debba mai finire.
Ciò che invece ti posso raccontare, tornando ad argomenti più terreni, è che il 15 marzo e il 12 aprile, su richiesta dei miei ragazzi di San Vittore che si mostrano sempre più interessati ai miei lavori, tornerò da loro per presentargli “In fondo ai suoi occhi”. Penso che sarà divertente, tornare a parlare di te. Anche se molto probabilmente il discorso finirà col volgere anche altrove.
A proposito di San Vittore: il progetto sulla riscoperta dei cantautori continua a procedere a gonfie vele, tanto che nell’appuntamento di fine marzo avrò il piacere di ospitare il professor Roberto Vecchioni in carne e ossa, che verrà a strimpellare qualche canzone e raccontare ai ragazzi qualcosa di sé.
Dio t’bendessa, ragazza
Rob -
manca la neve
Cara Elisabetta,
ci vorrebbe una bella nevicata, per cambiare il panorama di questi ultimi giorni dell’anno e scombinare davvero le carte. Ne avverto più che mai il bisogno, in questo periodo.
Se devo dirla tutta, non mi sembra possibile che il 2011 sia già giunto alla fine: questi ultimi trecentosessantacinque giorni mi sono scivolati fra le dita così velocemente da non riuscire proprio a coglierne il significato o tracciarne uno straccio di bilancio, per cui evito i classici discorsi da fine anno, i resoconti e i buoni propositi da dimenticare prima dell’Epifania. Forse avrei giusto un paio di piccoli desideri per l’anno nuovo, ma ovviamente non li dirò altrimenti, come insegna la tradizione, non si realizzeranno mai.
Un abbraccio e soprattutto, come diceva Lindo: buon anno, ragazza.
Rob
p.s.: giusto per tornare a parlare di noi, qualche giorno fa sul webmagazine Fucine Mute è uscita una mia intervista. Se ti capita, la puoi leggere a questo link:
http://www.fucinemute.it/2011/12/roberto-bonfanti-breve-viaggio-sentimentale/ -
rum e cioccolato
Cara Elisabetta,
esattamente un anno e tre giorni fa “In fondo ai suoi occhi” arrivava sugli scaffali delle librerie. Un anno. Un anno soltanto. Sembra incredibile: a me sembra tutto molto più lontano, come se in questi dodici mesi sia stato condensato un tempo decisamente più lungo. Tante cose mi sembrano diverse, oggi, rispetto alla realtà emotiva di quel romanzo. E probabilmente è giusto così.
Il reading della scorsa settimana a Roma, insieme a Vincenzo Di Pietro e Raffaella Stacciarini, è stato per me l’occasioni di provare ad esplodere uno dei microcosmi de “L’uomo a pedali” e rendere omaggio a un personaggio a cui devo molto. E’ stato molto bello e l’intreccio della mia storia con quelle di Raffaella e Vincenzo ha creato qualcosa di davvero particolare e, per quanto mi riguarda, interessante. Oltretutto ci siamo anche divertiti parecchio, fra short di rum, bicchierini di cioccolato, buon vino e tante risate.
Anche il progetto con i ragazzi di San Vittore continua a crescere. Dopo i piacevoli incontri dedicati ai testi Fabrizio De André e Roberto Vecchioni, nei prossimi appuntamenti, in cui parleremo di Francesco De Gregori (il 28 novembre) e Giorgio Gaber (a dicembre), proporrò ai ragazzi anche l’ascolto di qualche canzone.
Un abbraccio
Rob -
il cielo capovolto
Cara Elisabetta,
fra i brani più recenti di Roberto Vecchioni c’è una frase che recita: “Non lo so se è meglio vivere che scrivere. So che scrivo perché forse non so vivere”.
Quella frase mi ha folgorato mentre preparavo i brani da proporre lunedì mattina (24 ottobre) ai ragazzi detenuti a San Vittore durante l’appuntamento mensile con loro per il progetto “Nella mia ora di libertà”, che in questa occasione, dopo l’entusiasmo raccolto il mese scorso con il reading su De André, sarà dedicato proprio ai testi di Vecchioni.
Questa volta, appena uscito dal carcere, salterò su un treno per Roma dove martedì sera (25 ottobre, alle 21.00) avrò il piacere di condividere ancora il palco con Vincenzo Di Pietro e Raffalla Stacciarini. Per la data romana di presentazione di “Senza te” di Vincenzo, organizzata dall’Arci Lesbica al Cheese and Cheers Bistrot (via Paola Falconieri, 47/b), abbiamo preparato tutti insieme uno spettacolo molto particolare in cui le nostre storie si intrecceranno diventando un corpo unico. Penso che ci si divertirà, anche perché, ad accompagnare le nostre parole, ci saranno cioccolato e rum.
Mentre ti racconto queste cose però mi sta venendo un dubbio: e se fosse che invece si scrive PER vivere? Se vivere e scrivere si rincorressero a vicenda? Ci hai mai pensato? Per me, in fondo, è sempre stato così.
Un abbraccio
Rob -
canzoni senza musica
Cara Elisabetta,
lunedì (26 settembre) tornerò ancora una volta a San Vittore, ma questa volta non sarà per raccontare le mie storie bensì per una sorta di incontro-reading dedicato alla figura di Fabrizio De André e alle sue parole. Racconterò De André ai detenuti, leggerò alcuni dei suoi testi e mi confronterò poi con i ragazzi sulle sensazioni e le impressioni generate da quelle parole. Insomma, non sarà una lezione né un reading canonico o un semplice tributo: sarà soprattutto una nuova importante occasione di confronto.
Questo appuntamento sarà anche l’inizio di una mini-rassegna carceraria intitolata “Nella mia ora di libertà – storie di cantautori e canzoni senza musica” che mi porterà, almeno fino a fine anno, a varcare una volta al mese i cancelli di San Vittore per leggere e raccontare ai detenuti le storie dei nostri più importanti cantautori con una serie di incontri “monografici”.
E’ un progetto nato quasi per caso dopo i due reading che ho tenuto in carcere prima dell’estate, ma credo sia qualcosa ci molto molto importante e significativo. E non ti nascondo che l’idea di leggere De André, soprattutto in un ambiente come San Vittore, mi emoziona parecchio.
Un abbraccio
Rob
p.s.: Scrivendo queste righe mi è tornato in mente che nel gennaio del 2005 organizzai, insieme a Kronic, un tributo a De André e alla canzone d’autore in un locale di Milano che si chiamava Pow Wow. Ci suonarono diversi musicisti e venne a trovarci davvero parecchia gente. Certo, si tratta di due contesti e due progetti completamente diversi, ma non posso non pensare a quante cose sono cambiate da allora… e al fatto che evidentemente è proprio vero che quelle davvero importanti sono destinate, in un modo o nell’altro, a rimanere sempre con noi. Come le parole che avrò l’onore di poter leggere lunedì, appunto. -
lo sai che non mi va
Cara Elisabetta,
“l’estate sta finendo e un anno se ne va”, cantavano nel juke box i Righeira quando noi eravamo bambini. E, per quanto mi riguarda, questa è stata un’estate serena, girovaga, significativa e rilassante al punto giusto. Un’estate in cui c’è stato un po’ di tutto: colline, mare, incontri, chilometri d’asfalto, musica, silenzi, risate, animali, luoghi misteriosi, abbracci e parole.
Agosto è iniziato con la presentazione del romanzo a Frigento (AV), spostata all’ultimo secondo da Palazzo De Leo al campeggio di People Involvement e circondata dai sorrisi della sempre calorosa accoglienza del Sud, per poi proseguire con una settimana di “ritiro creativo” in cui ho iniziato timidamente ad abbozzare qualche schizzo su cui costruire un futuro ancora lontano, e concludersi con una piccola parentesi di relax assoluto, in un angolino di paradiso che anni fa ispirò una splendida canzone di Vecchioni, per scrollarmi definitivamente di dosso le tossine emotive del caos primaverile.
Credo che l’appuntamento di Frigento abbia chiuso il capitolo del mio percorso dedicato alla promozione di “In fondo ai suoi occhi”. Il futuro, come diceva Joe Strummer, è ancora da scrivere (nel senso più letterale della parola). Vedremo…
Un abbraccio
Rob -
lezioni di dignità
Cara Elisabetta,
avere avuto la possibilità di respirare l’aria di San Vittore e confrontarmi con le persone che abitano quelle mura, raccontandogli le mie storie, rispondendo alle loro domande e raccogliendo le loro osservazioni, i loro ricordi e le loro sensazioni, è stata un’esperienza incredibile: qualcosa che qualunque cittadino di questo Paese dovrebbe avere la possibilità di provare sulla propria pelle, per poter capire un po’ meglio la propria esistenza e il mondo in cui viviamo.
Questo secondo incontro ha ben presto rotto gli schemi e si è trasformato in una lunghissima chiacchierata che ha riempito l’intera mattinata. Abbiamo parlato di me e delle storie che, di volta in volta, senza una scaletta prestabilita, mi veniva spontaneo leggere. Abbiamo riso. Abbiamo discusso di calcio, di musica o di attualità. Abbiamo affrontato argomenti leggeri e temi pesantissimi. E, fra una cosa e l’altra, i ragazzi mi hanno raccontato un po’ delle loro vite, di quello che hanno attraversato, di ciò che stanno vivendo ora e della loro visione del mondo, mettendo in mostra una sensibilità e una lucidità (e spesso anche un’autoironia) davvero invidiabili.
“Nella vita, qualunque situazione ti trovi ad affrontare, compreso il carcere, devi affrontarla sempre con dignità: questa è la cosa più importante”, mi ha detto una persona verso la fine dell’incontro. Un altro ragazzo mi ha invece illuminato con una riflessione sul fatto che, indipendentemente dall’essere “dentro” o “fuori”, ciò che conta è saper prendere coscienza dei propri errori e imparare da essi, e che, in questo senso, chi è “dentro”, non avendo più alibi a cui aggrapparsi, ha parecchi punti di vantaggio rispetto a noi che ci crediamo innocenti solo perché non abbiamo sbarre alle finestre. Quella riflessione mi ha fatto ripensare all’ultima strofa di “Nella mia ora di libertà” di De André che, rivolgendosi a noi uomini liberi, dice: “venite adesso alla prigione e state a sentire, sulla porta, la nostra ultima canzone, che vi ripete un’altra volta che, per quanto voi vi sentiate assolti, siete per sempre coinvolti”
Non posso che ringraziare di cuore chi ha reso possibile questo incontro e tutti i detenuti che mi hanno accolto nel loro mondo con tanto entusiasmo e tanta attenzione.
Un abbraccio
Rob
p.s.: quello che vedi nella foto è l’ultimo numero di “Realtà nascoste”, il giornalino interno che un gruppo di detenuti, con un’enorme dose di buona volontà, cura, stampa e rilega in modo completamente autonomo e artigianale.
p.p.s.: ora farò finalmente rotta verso Sud. L’unico mio appuntamento dell’estate, come ti accennavo, sarà mercoledì 10 agosto, alle 11.30 (di mattina) a Frigento (AV), presso Palazzo De Leo. Proprio nei giorni in cui a Frigento si terrà anche il People Involvement Festival (che vedrà sul palco i Massimo Volume, Virginiana Miller e molti altri). -
i poeti di San Vittore
Cara Elisabetta,
Alda Merini diceva che essere un poeta non significa scrivere poesie ma saper guardare la vita con un occhio speciale, capace di cogliere le sfumature che i comuni mortali ignorano, e che, per questo, molti dei più grandi poeti che lei avesse mai incontrato erano in realtà persone semplici, lontanissime dal mondo della “cultura” e magari incapaci anche di scrivere una sola riga.
L’incontro con i ragazzi di San Vittore non ha potuto non riportarmi alla mente questa riflessione. Quell’incontro, vissuto in un clima così disteso e inaspettatamente familiare, è stato una delle esperienze più dense e significative della mia vita: dagli sguardi, dai sorrisi e dalle parole di questi ragazzi ho sicuramente ricevuto molto più di quanto io, con un semplice romanzo, posso pensare di avergli dato in cambio. Fra quelle mura ho trovato persone fantastiche e genuine, a dispetto delle storie difficili che ognuno di loro ha alle spalle, pervase da un desiderio incredibilmente profondo di ascoltare e confrontarsi con ciò che gli raccontavo, facendo anche domande “scomode” e intervenendo di continuo per arricchire l’incontro con le loro impressioni e le loro esperienze di vita.
Su una parete della saletta in cui si è tenuto l’incontro c’era un ritratto a matita (o a carboncino?) di Gaber che sorrideva con la sua espressione inconfondibile. Credo che anche lui sarebbe rimasto ammaliato da quell’atmosfera e da quella voglia di comunicare abbattendo qualunque barriera.
Ora aspetto con ancora maggiore entusiasmo e curiosità martedì (2 agosto), per ritornare a San Vittore per la seconda parte dell’incontro.
Un abbraccio
Rob -
nella mia ora di libertà
Cara Elisabetta,
martedì (26 luglio), a Milano, farò visita ai detenuti del carcere di San Vittore. E’ un appuntamento programmato da tempo che attendo con grandissimo entusiasmo e curiosità fin dal momento in cui mi è stato proposto: credo che, sul piano umano, confrontarmi per qualche ora con una realtà simile sarà, per me, un’opportunità enorme.
Si tratterà in realtà di un doppio incontro, organizzato nell’ambito di un progetto che ha l’obiettivo di incoraggiare i detenuti alla lettura: durante questo primo appuntamento (martedì, appunto) mi presenterò con uno dei miei reading, introdurrò il romanzo e lascerò ai ragazzi alcune copie del libro messe a disposizione da Falzea. Nel secondo incontro, che si terrà la settimana successiva (martedì 2 agosto), saranno invece i ragazzi a raccontarmi le loro impressioni dopo aver letto il romanzo e instaurare un vero e proprio confronto.
Per l’occasione, lascerò per un attimo da parte “In fondo ai suoi occhi” e rispolvererò “L’uomo a pedali”. E’ un suggerimento nato dalla persona che ha organizzato l’incontro, che ritiene i temi di quel romanzo molto vicini alla sensibilità di chi mi ascolterà, ma piace molto anche a me l’idea di presentarmi in luogo simile con il lavoro che forse rappresenta meglio ciò che sono. Sarà un bel modo per mettersi a nudo nel contesto più delicato e difficile.
Ti farò sapere come andrà…
Un abbraccio
Rob
p.s.: dopo questo doppio incontro, l’unico appuntamento pubblico dell’estate sarà il 10 agosto, a Frigento (AV), con un reading di contorno a People Involvement (festival in cui suoneranno, fra gli altri, i Massimo Volume, i Virginiana Miller e tanti altri). Ma di questo ti racconterò prossimamente. -
forti e tenaci senza te
Cara Elisabetta,
per poterti raccontare tutte le sfumature della settimana sospesa fra il reading a Roma e quello a Pescara, credo che sarebbe necessario almeno un romanzo (e non è detto che prima o poi non possa pensare di scriverlo). Sono stati giorni estremamente densi, ricchi di incontri più o meno inaspettati, di sorrisi ritrovati… e anche di mare e ore di treno. Una settimana decisamente “rock’n’roll” ma al tempo stesso estremamente serena.
A Roma, dove, insieme alla vulcanica Raffaella Stacciarini, ero ospite della presentazione del romanzo d’esordio di Emanuele Di Tullio intitolato “Forti e tenaci” (una storia molto genuina e scorrevole che racconta i dubbi di un’adolescenza vissuta in un campo da calcio di periferia), ho letto anche “Filo Alto”, il racconto che avevo scritto qualche tempo fa per i Nuju (che, oltretutto, proprio poche settimane fa sono usciti con un nuovo interessante cd). A Pescara invece, per festeggiare, insieme a Matteo Grimaldi ed Emanuele Di Tullio, l’uscita di “Senza Te” del sempre presente Vincenzo Di Pietro, mi sono divertito a provocare un po’ Vincenzo e il suo pubblico parlando (forse) d’amore.
Tra l’altro, “Senza te” è proprio un bellissimo romanzo che credo piacerebbe molto anche a te, con il suo intreccio affascinante di sentimenti poco convenzionali. Se ti capita l’occasione, non posso che consigliartelo. E ti assicuro che non lo dico solo perché Vincenzo è un amico con cui, oltretutto, ho condiviso palco e pensieri in un numero di occasioni che ormai inizio a fare fatica a contare.
Un abbraccio
Rob